Ansaldo, 700 milioni euro per sviluppo mini-reattori Smr
Costi previsti, 'lavoriamo anche a quarta generazione nucleare'
Ansaldo Nucleare sta lavorando, in collaborazione con altre aziende tra cui Enel, allo sviluppo di Small modular reactor (Smr), di dimensioni contenute per circa 300 megawatt, "per individuare la migliore soluzione tecnologica che possa consentirne la realizzazione con un orizzonte temporale a partire dai primi anni del prossimo decennio" e i costi di sviluppo di questo "primo step" sono indicati in "circa 700 milioni di euro, esclusa la realizzazione del primo impianto". Lo ha detto Daniela Gentile, amministratore delegato dell'azienda, parlando oggi in audizione davanti alle commissioni Ambiente e Attività produttive, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica. Secondo Gentile il prossimo decennio vedrà "soprattutto lo sviluppo della tecnologia degli Smr ad acqua, evoluzione del nucleare attualmente esistente e rafforzata in termini di sicurezza". "A questa generazione - ha proseguito Gentile - seguiranno, intorno al 2040, i reattori di quarta generazione che potranno avere temperature più alte ed efficienze superiori e con combustibile, a partire da quello esausto e delle generazioni precedenti. Auspicabilmente la staffetta si può completare oltre il 2050 con l'avvio della produzione dell'energia elettrica attraverso fusione nucleare". Ansaldo, in particolare, sta lavorando anche sulla tecnologia di quarta generazione anche se "non in fase avanzata", mentre non ci sono "attività in corso sui veri micro-reattori, tecnologia che non abbiamo esplorato" ha spiegato l'ad. Secondo un documento redatto da Ansaldo e Ambrosetti, reso noto nel corso dell'audizione, sono una settantina le aziende italiane già operative nel settore nucleare all'estero. Queste nel 20/22 hanno rappresentato circa 4 miliardi di fatturato. "In termini di benefici - ha spiegato Gentile - al 2050 si potrebbe generare un mercato potenziale di 25 miliardi, ai quali si aggiungerebbero altri 21 nel caso di riapertura al nucleare nell'ambito dei confini nazionali. Un tale scenario - ha concluso - va preparato nel tempo".
(K.Lüdke--BBZ)