Diabete tipo 2, all'origine tessuto adiposo 'disfunzionale'
A rischio anche soggetti normopeso con troppo grasso viscerale
'Diabete adiposo' o 'diabete lipotossico'. Questa, per Paolo Sbraccia, direttore Uoc di medicina interna e centro Obesità al Policlinico Tor Vergata, è la definizione più appropriata per il diabete di tipo 2, dove è ormai assodato come l'insulino-resistenza non sia un difetto primario, ma si sviluppi a causa dell'aumento della massa grassa. "Credo che sia tempo di passare a utilizzare una classificazione patogenetica", afferma Sbraccia nel corso del 30° Congresso nazionale della Società italiana di diabetologia in corso a Rimini. Colpevole il tessuto adiposo 'disfunzionale': "Questo concetto supera la tradizionale dicotomia tra soggetti magri e obesi, dimostrando come anche individui normopeso possano essere a rischio se presentano un'eccessiva quantità di grasso viscerale", sottolinea Angelo Avogaro, presidente Sid. Un'ipotesi, quella del diabete 'basato sull'adiposità', che torna in auge dopo decenni di dibattito. La genetica ha risolto l'enigma individuando 53 geni associati a una capacità limitata di immagazzinare il grasso in modo sano, rinforzando la tesi dell'insulino-resistenza come segno secondario di tessuto adiposo disfunzionale, mentre la chirurgia bariatrica ha svelato cambiamenti metabolici in grado di curare la malattia. Esistono soggetti normopeso ma metabolicamente obesi, con un indice di massa corporea (Bmi) <25 ma con percentuale di grasso aumentata e maggiore circonferenza della vita, mentre vi sono individui obesi metabolicamente sani. Necessario, perciò, controllare l'eccesso di grasso con prevenzione e farmaci sempre più efficaci. "Le evidenze presentate confermano quanto sia fondamentale ripensare il diabete non solo come una malattia del metabolismo del glucosio, ma come un disturbo profondamente legato alla disfunzione del tessuto adiposo", spiega Avogaro. "Se in passato l'attenzione era focalizzata principalmente sulla riduzione dei livelli di glucosio nel sangue, oggi sappiamo che è altrettanto importante agire sulle cause alla radice della malattia, ovvero sulla disfunzione del tessuto adiposo".
(T.Burkhard--BBZ)