Berliner Boersenzeitung - Stagione allergie si allunga di 45 giorni per cambiamento clima

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Stagione allergie si allunga di 45 giorni per cambiamento clima

Stagione allergie si allunga di 45 giorni per cambiamento clima

Meno giorni gelo.Sale mortalità anziani con problemi respiratori

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Il cambiamento climatico, con una riduzione delle giornate di gelo, impatta anche sulle allergie allungando di oltre un mese e mezzo la 'stagione dei pollini' con pesanti conseguenze proprio tra chi soffre di allergie, in particolare i bambini affetti da asma, 1 su 5 in Italia, e gli anziani con problemi respiratori, il 17% degli over 65, tra i quali si registra un rischio più alto di decessi dovuti all'esposizione ai pollini. Si segnala infatti un aumento fino al 116% del rischio di decessi tra gli anziani con malattie respiratorie croniche. A segnalarlo gli esperti della Società italiana di allergologia e immunologia clinica (Siaaic), al congresso 'Libero Respiro' in corso a Cetara, in occasione della 18/ma edizione della Giornata nazionale del polline, promossa dalla Società italiana di aerobiologia, medicina e ambiente (Siama), che si celebra domani, 21 marzo. In un mondo che si riscalda sempre di più, infatti, la stagione delle allergie si allunga e si intensifica, iniziando fino a 25 giorni prima in primavera e prolungandosi di circa 20 giorni in autunno. Un aumento complessivo dovuto a un maggior numero di giornate senza gelo nel 2023, anno in cui si sono registrati 10 giorni senza gelo in più rispetto alla media del trentennio 1991-2020. "Meno giorni con temperature sottozero - afferma Vincenzo Patella, presidente Siaaic - danno più tempo alle piante di crescere e rilasciare i pollini. A causa del riscaldamento globale la stagione critica per le allergie è dunque destinata a diventare sempre più lunga, con il risultato che i sintomi sono peggiori e più duraturi per gli oltre 10 milioni di italiani che ne soffrono, costretti a protrarre le terapie". Il cambiamento climatico rende inoltre la stagione dei pollini più intensa a causa dell'inquinamento che intrappola il calore, spiega Patella: "Livelli più elevati di CO2 nell'aria possono aumentare la produzione di pollini nelle piante. A causa dei persistenti elevati tassi di inquinamento da CO2, secondo una ricerca americana del 2022, alla fine del secolo l'aumento della produzione di pollini potrebbe arrivare fino al 200%". Dagli esperti Siaaic arriva dunque un decalogo per ridurre la quantità di pollini nelle città senza rinunciare al verde pubblico: dalla scelta di piante che producono meno quantità di polline, fino alla falciatura e alla gestione del verde pubblico nelle ore notturne e nelle giornate poco ventilate.

(A.Berg--BBZ)