I Quadri Parlanti di Spontini in scena a Jesi dopo due secoli
Il 29 novembre nel 250° della nascita del compositore
Composto da Gaspare Spontini (1774-2024) quando ancora studiava al Conservatorio di Napoli e andato in scena nella primavera del 1800 forse per la prima e unica volta al Teatro di Santa Cecilia a Palermo, il 'dramma giocoso per musica' "I Quadri Parlanti" arriva al Teatro Pergolesi di Jesi il 29 novembre prossimo in prima assoluta. L'opera prodotta dalla Fondazione Pergolesi Spontini nel 250/o anno della nascita del compositore (nella vicina Maiolati Spontini), ha una storia avventurosa. Il suo libretto, scritto da Gaetano Bongiardino, fu infatti ritrovato negli anni '90 nella biblioteca musicale dell'Università di Berkeley, in California, mentre lo spartito autografo di Spontini fu rinvenuto assieme ad altri suoi manoscritti nel 2016 nella biblioteca del Castello privato d'Ursel ad Hingene nelle Fiandre, curata per volere della proprietaria dal Centro Studi per la Musica Fiamminga di Anversa. Con le forze congiunte di Federico Agostinelli per la Fondazione Pergolesi Spontini e degli esperti del Centro Studi di Anversa, si è poi arrivati all'edizione critica su cui si basa il nuovo allestimento che affida la direzione musicale a Giulio Prandi, sul podio del Time Machine Ensemble e la regia a Gianni Marras. Entrambi di consumata esperienza, guideranno un cast di giovani interpreti: Martina Tragni (Chiarella), Davide Chiodo (Menicuccio), Alfonso Michele Ciulla (Don Bertoldo), Giuseppe Di Giacinto (Capitan Belfiore), Michela Antenucci (Rosina), Giada Borrelli (Bettina), Francesco Tuppo (Abbate/Falloppa) con scene e costumi di altre due giovani, Alessandra Bianchettin e Asya Fusani, della Scuola di Scenografia dell'Accademia di Belle Arti di Carrara, vincitrici del quarto Concorso Josef Svoboda allestito per l'occasione dalla Fondazione jesina. L'opera ha un impianto musicale e drammaturgico tradizionale, data anche la giovane età di Spontini, ma nei pezzi d'insieme fa già scorgere quella maestosità che caratterizzerà le opere successive tra cui La Vestale, realizzata con grandi mezzi per Napoleone, che lo consacrerà in seguito come artista di corte. Frizzante e divertente, narra tra inganni e travestimenti la storia di tre coppie con al centro la bella Chiarella, furba e intrigante governante che ruba soldi e attenzioni all'anziano Don Bertoldo per cui lavora, facendogli assumere anche il fratello (sotto mentite spoglie) e insidiando addirittura il fidanzato della giovane nipote del vecchio. Sprezzando l'amore del servo Menicuccio, che nell'opera parla in napoletano, Chiarella persegue i suoi scopi senza scrupoli riuscendo sempre a ingannare il padrone. Ma alla fine viene incastrata da uno stratagemma: i quadri parlanti appunto, creati dai protagonisti per smascherarla mettendosi al posto dei personaggi di famiglia che vi sono ritratti, con rituale lieto fine e ricomposizione delle coppie in gioco. Una trama frenetica, che il regista risolve facendo entrare e uscire gli interpreti in scena da un insieme di scatole con altrettante porte e finestre, e abbigliandoli con costumi settecenteschi e divertenti accessori 'pop' in un turbinio di colori.
(S.G.Stein--BBZ)